sabato 20 febbraio 2010

Felicemente Annichilita

Catania 20 febbraio 2010

Lei la conosco così bene che mi viene quasi più facile raccontare di Lei che di me stessa.
Lei me lo chiede, sempre, di scrivere di lei.
Io glielo dico, sempre, che forse potrei usare l’ironia per raccontarla. 
Ma lei no, dice che preferisce quando non tento di far ridere.



Di Lei dicono che è fredda e non si lascia andare. E glielo dicono in tanti, forse in troppi, che Lei comincia a crederci e a smettere di fare finta.
Glielo hanno detto nell’ordine: Uomo Fotocopia, Coinquilino Figo, AmicaDiUnaVita, Etichettatore Seriale, Moro. Glielo hanno detto un milione di altre persone di cui i nomi non se li ricorda, che forse avevano poca importanza, ma il merito d’averla smascherata ce l’avevano. E onori niente.
Lei credeva che fredda, no, non fosse.
Credeva che potesse giocare a fare l’iceberg anche tutta la vita, che nonostante le dimensioni dell’iceberg, l’avrebbe spostato a suo piacimento e messo sotto il sole per farlo sciogliere, se solo lo avesse voluto. E si sopravvalutava, e questo era un difetto che non lo sapeva ancora bene di avere.

Lei credeva di non sapere amare che amore è struggimento e lei non si struggeva.
E voleva che qualcuno ci riuscisse a devastarla, che di morire sempre in piedi si era stancata. Ma siccome lo sapeva che nessuno ci sarebbe riuscito rinunciava. Non era quello il tempo d’investire nell’amore che lascia vivi, e di amori che uccidono in giro non ne vedeva, perché, a torto, credeva che quelli si nascondessero per bene per non farsi mai trovare. E che fosse Lei a nascondersi questo, proprio, le sfuggiva.
Lei non la capiva l’urgenza di quegli altri di alitarle in faccia il freddo che emanava. E pensava che avrebbero potuto coprirsi bene e farsi i fatti loro, del resto se sotto le coperte calde del suo letto quel freddo lo sopportavano con notevole entusiasmo, perché poi preoccuparsi di rendersi fuoco che la facesse sciogliere?
E Lei aveva detto a ognuno di loro:
“Tu vuoi che io mi sciolga? E allora devi essere pronto a fare da contenitore, se non lo sei quella è la porta, è tutto gelido qua, ti prendi una broncopolmonite se non sloggi”.
E qualcuno era rimasto, qualcuno aveva fatto le valigie e si era messo tre maglioni, che la broncopolmonite non la voleva il naso già colava e le mani si tagliavano di piccole ferite sanguinanti.
E Lei la porta l’aveva aperta, tanto mica si struggeva delle loro assenze e cerotti per le loro ferite sanguinanti non ne aveva.

Lei credeva d’essere metereopatica ma la mattina apriva gli occhi e li alzava verso il cielo, e il sole le dava fastidio e la faceva lacrimare, se non piangere. E lo realizzava subito che quel sole era solo uno smacco volontario al suo umore sempre grigio e che ci sarebbe voluta la pioggia per non soffrire della dissonanza.

Lei credeva che ogni giorno finisse con la notte quasi per caso, e pensava che la notte non fosse, in fondo, la normale evoluzione del giorno ma che fosse l’espressione di un errore divino. E lo credeva perché la notte colora tutte le cose di nero e nere, come diventano, non le vedi più. E se non le vedi non ci sono. E la notte ti regala un fervido ed eccitante inganno e il sole l’indomani ti riporta ai colori e quello che era nero e non lo vedevi è di nuovo là e un millimetro lungo la strada della dissolvenza non l’ha fatto.

Lei aveva una spiccatissima attitudine per “Fare e disfare continuamente e malamente e con amore battere e levare” come cantava De Gregori, e lei lo ascoltava e credeva che lui l’avesse conosciuta, chissà in un’altra vita, e gliela avesse dedicata, quella canzone. Che lui con le parole avesse saputo cantare dei gesti di lei che crea e distrugge, che costruisce e demolisce, che ama e poi non ama più, improvvisamente, e dimentica e non lo sa mai dove le tocca andare dopo e ovunque decide di andare non è mai la scelta giusta.

E Lei, allora, lo diceva a tutti che stava bene nel suo ghiaccio, che il sole le dava fastidio agli occhi, che non c’è bisogno di rinunciare ad essere freddi per godere della vita, che sbilanciarsi serve a poco se l’implicito è che puoi cadere. E se invece non giochi a far l’equilibrista e i piedi li tieni sempre a terra rischi non ne corri.
E si prendeva gioco di Etichettatore Seriale che mentre le metteva una etichetta con la data di scadenza per l’amore, il loro amore, la invitava a raccontarsi e a lasciarsi andare. E glielo aveva detto, un pomeriggio d’inverno, che lasciarsi andare con una data di scadenza posta come marchio a fuoco sulla nuca, non è solo da ingenui ma proprio da idioti. Che lei il suo gioco di conquistatore megalomane che coglie una sfida l’aveva capito e che a quel gioco non avrebbe giocato se in palio non ci fosse stato l’amore e non la sua fama di conquistatore.

E una domenica come tante lei era andata da AmicaDiUnaVita, con il vino rosso. E aveva creduto che due calici e due amiche fossero un mix perfetto per aiutarla a riscaldarsi e a raccontarsi, dopo.
E AmicaDiUnaVita le aveva chiesto di lui, se le piacesse.
E lei l’aveva guardata come si guarda un matto e aveva detto: “Non starebbe nel mio letto, se non mi piacesse.”
E AmicaDiUnaVita aveva solo detto “Diglielo” mentre Lei faceva già NO, con la testa.
“Non voglio né prenderlo né perderlo, per questo non gli dirò niente” aveva sussurrato Lei, e in quella domenica qualunque aveva firmato il patto col non-detto.
Sarebbe diventata ghiaccio e lì dentro ci avrebbe congelato ogni sentimento.
“Non mi serve lui per essere felice”.
E AmicaDiUnaVita  le aveva riempito un’altra volta il calice. Ma questa volta non lo sperava più che servisse a riscaldarla né, tantomeno, a scioglierla. E aveva solo tenuto a precisare:
 “Non ti serve lui per essere felicemente annichilita”.

Silvia.






6 commenti:

  1. Sono in attesa del tuo primo racconto. Ho deciso di metterti fra le mie scrittici preferite. Vediamo come suoni: Marcela Serano, Isabel Allende, Dacia Maraini, Silvia "non mi chiamo candy" .
    P.s.: forse ci serve un mome d'arte !!!!!
    A parte gli scherzi leggerti è un piacere , questo post è semplicemente fantastico!!! Mi hai fatto pensare ad una canzone di De Gregori.......
    " Insieme visitata è la notte che dicono ha due anime
    e un letto e un tetto di capanna utile e dolce
    come ombrello teso tra la terra e il cielo.
    Lui ti offre la sua ultima carta,
    il suo ultimo prezioso tentativo di stupire,
    quando dice "È quattro giorni che ti amo,
    ti prego, non andare via, non lasciarmi ferito".
    E non hai capito ancora come mai,
    mi hai lasciato in un minuto tutto quel che hai.
    Però stai bene dove stai. Però stai bene dove stai."
    E tu stai bene dove stai

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  2. E tu chi sei "Lei" o "AmicaDiUnaVita"?
    Molto molto bello, brava.

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  3. @ Anonimo: Io? AmicaDiUnaVita.
    E a te non te lo chiedo chi sei, tanto lo so! ;)

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  4. "Lei credeva di non sapere amare che amore è struggimento e lei non si struggeva.
    E voleva che qualcuno ci riuscisse a devastarla, che di morire sempre in piedi si era stancata"

    Suona un pò come "aspettava il colpo di grazia".
    Si, perchè in fondo è questo l'amore, qualcosa che deve ucciderti per farti rinascere. Vivere con i piedi ben saldati a terra, in agonizzante equilibrio, non fa altro che riempire un contenitore che prima o poi dovrà traboccare, di amarezza, o di qualsiasi cosa l'abbia riempito. Annichilirsi non da alcun equilibrio, ti prepara solo ad una tempesta che, più si cerca di evitare, peggiore sarà. Questo è il mio modo di pensare, ma, ahime, ho sempre saputo di essere saggio, ma non abbastanza da esserlo con me stesso, e credo sia una consapevolezza che si portano dentro molte persone. E così riempiamo un calice, e ci ubriachiamo, di qualsiasi cosa, non per trovare una risposta, ma per dimenticare la domanda.

    Te l'ho già detto ma mi piace aumentare il tuo ego sorellina, bel post.

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  5. Concordo con l'altro annichilito. L'amore deve ucciderti per farti rinascere. E' quello che è successo a me. E quando sono rinata, in realtà era come se fossi venuta al mondo per la prima volta.

    Silvia ci sei mancata con i tuoi post, era un pò che non scrivevi!
    Li trovo però sempre più belli e intensi...

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  6. tu sei la mia amica di una vita...che si strugge per amore!
    "uccidi" Lei e torna ad essere Candy!
    E' ora di farci ridere ( e di sorridere) :-)

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