Ci sono sere in cui ti metti a rovistare. E l’intenzione era più nobile: era quella di ordinare. E ordini e non te ne accorgi che mentre lo fai hai dentro la pretesa irriverente di far ordine dentro te stesso.
Conoscevo una persona che ci riusciva in maniera maestrale. Maestrale si, ma senza riuscire mai a diventare mio maestro di quest’arte. Lui ordinava e trovava una casa ad ogni oggetto, quasi come se quello sentisse il bisogno di averne una, e lui gli avesse donato un tetto, atto esemplare di magnanima beneficienza. E una sera mi disse che il nastro adesivo da quel momento avrebbe dovuto risiedere nel terzo cassetto dentro una piccola scatola blu insieme alle graffette. E mentre lo faceva io capivo che ordinava qualcosa di più grande e ne avevo immensa invidia di questa sua capacità che non mi rimase altro da pensare, cinica e risoluta, che adesso il nastro adesivo avrebbe dovuto pagare l’imposta sulla casa e forse non ne aveva voglia.
In una sera di ordinaria intenzione di far ordine dentro i cassetti, con una ordinaria quanto inconscia pretesa di far ordine dentro me stessa, mi sono imbattuta nella mia musica. In quella che era nell’aria diffusa dalle piccole casse del mio notebook e in quella che stava dentro i cd, dentro le audiocassette polverose e affascinanti, di un’altra epoca, di un’altra vita, che dentro quei cassetti avevano trovato fissa e accogliente dimora.
C’era Battisti, il primo Battisti, quello che tutti conoscono, la cui voce mi ha cresciuta e si mischia nei miei ricordi a quella di mio padre e alla mia voce di bambina, che non me la ricordo bene ma mi pare di sentirla mentre stona sopra le altre due.
E mi pare di rivivere quei momenti mentre in macchina si cantava di Pensieri e (di) Parole e di come la tristezza quando cade non fa rumore. E io cantavo e non lo sapevo ancora che la tristezza rumore non ne fa perché ha il modo viscido del verme di insinuarsi nelle cose e raggelarle.
C’era sempre Battisti, quello di Panella, che non tutti capirono per l’ermetismo dei testi e che io ho adorato più del primo. Il Battisti de “I ritorni” che mi ha insegnato che “Amarsi è questo: escludere d'essere i soli al mondo, i soli ad esser soli amando, sterminandola l'invincibile armata” e che “si sopravvive a tutto per innamorarsi”.
“I Ritorni” di Battisti nell’audiocassetta e “I Ritorni” degli Amor Fou nel mio computer, oggi, a dirmi che “Essere padroni di se stessi celebra i ritorni ma non sazia” e mai frasi furono, per me, più vere, tanto che adesso penso che “I Ritorni” è quel che si dice “un nome una garanzia” se usato come titolo per una canzone.
E c’era Baglioni a ricordarmi che “Noi no... noi non vogliamo andare in paradiso se non si vede il mare” e io non ci voglio andare neppure in paradiso se non si vede il mare, anzi se il mare non si vede non voglio andare da nessuna parte perché non sarei in grado di trovare qualcos’altro di così immenso e allo stesso tempo rassicurante con cui fondermi quando ho voglia di ripiegare su me stessa e ritrovarmi. Che io ho un rapporto viscerale con il mare e con l’odore che emana e credo fermamente che i colori delle barchette dei pescatori arenate sulla sabbia lavica delle nostre coste siciliane siano i colori più sgargianti che il mondo possa offrirci soprattutto se si stagliano contro l’azzurro del cielo sotto cui adesso sto scrivendo. E non me ne voglio separare, che sarebbe una nostalgia quasi insopportabile quella che mi coglierebbe, dopo.
Ed è lo stesso mare di cui De Andrè canta in Creuza de Ma. E lui cantava che io ero solo una bambina e canta oggi allo stesso modo. Ma se mi avessero detto che le parole cantate potessero avere l’arte di dipingere che era propria dei pennelli io non ci avrei creduto prima di ascoltare quella canzone. E credo che i pennelli avrebbero un buon motivo per offendersi se la potessero ascoltare, che farsi rubare il mestiere non è certo bello. E adesso invece ci credo e credo anche che la gente che viene dal mare abbia qualcosa che a quello la lega per sempre, come un cordone ombelicale, e che le onde che ci cullano, per noi gente di mare, siano rassicurante e materno liquido amniotico, solo più salato. Ed è per questo che al mare torno come si torna al grembo materno, e mi ritrovo. E se Dio avesse una forma per me avrebbe quella del mare. In altro modo non me lo so immaginare.
C’era, tra la musica che ho ritrovato, un cd di Rino Gaetano che cantava che “Il cielo è sempre più blu” e la cantava che coloro che mi hanno messo al mondo erano solo dei ragazzi e lui cantava che c’è chi gioca a Sanremo e chi muore al lavoro e chi odia i terroni. E adesso che la ragazza sono io c’è ancora chi gioca a Sanremo e a fare il principe con la ferita dell’esilio, che questa tiritera ha stancato tutti quelli con una qualche facoltà cognitiva. C’è ancora chi muore al lavoro e c’è anche chi muore ogni giorno perché il lavoro non ce l’ha e c’è anche chi muore ogni giorno perché il lavoro assume i connotati dello sfruttamento e non hai da ribellarti “che se non ti sta bene cercati qualcos’altro tanto là fuori non c’è niente le condizioni sono anche peggiori o ti va bene così o quella è la porta” e rimani e muori un altro po’. E c’è ancora chi odia i terroni e i terroni ringraziano gli immigrati perché quelli che prima odiavano solo i terroni adesso hanno Albanesi, Senegalesi, Marocchini e Rom da odiare un po’ di più. Ed essere al secondo posto nella classifica dell’odio è già una bella conquista. E se riascolto quella canzone mi pare che non siano passati poi così tanti anni, che Rino l’avrebbe anche potuta scrivere ieri e il testo avrebbe potuto essere identico. E questo la dice lunga sulla situazione dell’Italia.
E poi c’era Gaber a chiedersi cos’è la destra e cos’è la sinistra e me lo chiedo anche io mentre un cretino qualunque una sera mi dice che il mio cappotto é “fighetto” e quindi è di destra e io mi chiedo che cavolo ci faccio con uno che crede che un cappotto dica ancora qualcosa circa le idee politiche di una persona e mentre lui si prodiga in queste analisi spicciole io canticchio sfottendolo che “Le scarpette da ginnastica o da tennis hanno ancora un gusto un po' di destra, ma portarle tutte sporche e un po' slacciate è da scemi più che di sinistra”. E quindi il cappotto me lo tengo e non lo sporco e non lo logoro che se lo dice Gaber che è da scemi più che di sinistra io ci credo. E io, se la sinistra esistesse ancora sarei di sinistra, certo, mica scema.
E poi c'era Vecchioni a cantare “Signor Giudice si compri il costumino, si mangi l’arancino col suo pomodorino” e credo che Berlusconi sarebbe contento se Signor Giudice si mettesse a fare compere e a mangiare arancini invece di perseguitarlo, poveretto. Che lavorare per farsi una legge ad personam al giorno è un duro mestiere ma qualcuno deve pur farlo perché a settant’anni non è mica arrivato il tempo di ritirarsi in una cella a riposare (purtroppo per noi).
E lo stesso Vecchioni canta “Euridice” oggi, dentro al mio computer, mentre scrivo. Canta della storia d’amore più bella di tutti i tempi e canta “la storia delle sue mani che erano passeri di mare, e gli occhi come incanti d'onde scivolanti ai bordi delle sere” e io l’ascolto e credo che sia pura e drammatica poesia. Canta di Lei che “aveva vent’anni e faceva l’amore e da quando è partita nei campi di maggio non cresce più un fiore” Canta di Lui, Orfeo, che aveva vinto il cielo e battuto l’inferno e l’aveva persa due volte per non essersi fidato, per non aver creduto, per aver dubitato che stesse tenendo per mano solo un’ombra mentre dagli inferi la riportava alla Vita. E si era voltato e l’aveva lasciata alla notte. Ed ella morendo per la seconda volta non si lamentò (cit. Ovidio) perché aveva avuto solo troppo amore e per quello era morta. E modo di morire più bello non c’è, che vorrei morire anche io così, un giorno.
E c’erano tanti tanti cd, e poi ce n’era uno di De Gregori che s’era preoccupato di scrivere una canzone per mio padre anche se non pensava certo a lui mentre la scriveva. Ma mio padre lo sapeva che la canzone fosse sua e ricordo lo stupore nel trovarne il testo dentro al mio libro di antologia quando facevo le medie. E la canzone incita Nino a non aver paura di tirare un calcio di rigore, che non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. E gli dice che “il ragazzo si farà anche se ha le spalle strette”. E mio padre aveva le spalle strette, le ha sempre avute, ma siccome un giocatore “si vede dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia” certo non avrebbe avuto nulla da temere e non sarebbe diventato un giocatore triste che avrebbe “appeso le scarpe a qualche tipo di muro”.
E quindi la prossima volta che partirò per un viaggio gli porterò un’altra maglia d’una città lontana, anche se quella del Copenhagen vorrei che rimanesse la sua preferita.
Capita così che una sera vuoi fare ordine, ma non ti viene bene se ti imbatti nei ricordi. Non ti viene bene mettere a posto i pensieri se per farlo non ti serve trovare un posto alle cose ma ti serve scrivere, perché in fondo mettere le parole una dopo l’altra è un modo di fare ordine, solo che lo fai dentro una frase.
Metto via tutti i cd e le polverose audiocassette. Apro una pagina di Word e la cartella con su scritto “Musica”.
Cerco.
Clicco su Mad World di Gary Jules perché Fratello Saggio mi ha scritto un giorno che me l’avrebbe suonata ogni volta che ne avrei sentito il bisogno. E io ne ho bisogno spesso, anche adesso, per questo la prossima volta che lo vedrò lui si siederà al piano e me la suonerà. E intanto mi accontento della versione che ho.
E le parole si polverizzano dentro la musica e nella tastiera del computer.
Dolcezza e orrore in una sola musica (cit. Montale)
Dolcezza e orrore che mi prende a ricordare.
Dolcezza e orrore che mi serve per scrivere e ordinare.
E in altro modo non lo so fare.
E la mia mente è di nuovo, pacificamente, ordinata.
Silvia.
Quanto c'è da imparare dai ricordi, da questo misterioso passato che anno dopo anno porta nuovi frutti e nuova saggezza a noi che l'avevamo considerato solo passato, semplice passato e non più presente. Le parole delle canzoni che canticchiavamo in macchina, durante brevi o lunghi tragitti, ci tornano alla mente e ci insegnano, perchè allora erano solo parole a ritmo di musica, e adesso sono parole che ti entrano dentro, e non te le dimentichi mica. Ci vuole "coraggio" per ordinare dolcezza e orrore nello stesso cassetto, e non farsi insediare dalla tristezza, che non fa rumore ed alligna nei cuori senza preavviso. Ci vuole "altruismo" per sopravvivere e innamorarsi, per "escludere d'essere i soli al mondo, i soli ad esser soli amando, sterminandola l'invincibile armata". Ci vuole altruismo perchè quando ti ritrovi a far parte di una classifica dell'odio ti viene voglia di odiare, ma non ci riesci, che sei già circondato da odio e quello basta e avanza. Ci vuole "fantasia", si, la stessa fantasia che ci permettere di sopravvivere nella nostra caverna, o di tirare un calcio di rigore. Ci vuole fantasia per unire musica e parole e farne una vita. E, nel tuo caso, ci vuole un fratello che suoni "Mad World", perchè questo mondo è un pò pazzo, ma noi ci suoniamo sopra, per addolcire l'amarezza. Quindi tuo fratello suonerà per te la prossima volta che lo vedrai, e tutte le volte in cui ci sarà bisogno di un pò di dolcezza in mezzo all'orrore.
RispondiElimina@ Fratello Saggio: Mi hai scritto in un sms che questo post è uno tra i più belli di sempre. Bhè tu hai adeguato il tuo commento. Mi piace la complicità che si crea tra noi con questi post, i tuoi... i miei... E suonerai per me Mad World, che come la suoni tu nessuno ci riesce.
RispondiEliminaLa tua sorellina che ti vuole bene e ti adora!
E se non siamo complici noi, che abbiamo lo stesso sangue e gli stessi capelli cespugliosi (i miei di più), chi dovrebbe mai esserlo? Anche il tuo fratellino ti vuole bene e ti adora!
RispondiEliminaSon le cose che pensano ed hanno di te sentimento. …
RispondiEliminaperché anche io ho sempre pensato che le cose parlassero di noi,
Pensavo ad esempio , da piccola, che i miei quaderni , i miei libri
avessero una loro storia, che i miei capelli avessero una propria personalità, per questo ho sempre avuto difficoltà a gettare le cose ,
ma poi per vicissitudini realmente accadute nella vita, ho scoperto che
si deve essere pronti a partire senza niente dietro, e che i ricordi possono stare tutti dentro di te.
Cosi ho provato tante volte a fare ordine nelle mie cose, per cercare la giusta distanza, ho provato a mettere tutto nelle scatole giuste, una scatola per ogni viaggio, una scatola per ogni amico, una scatola per ogni persona perduta, una scatola per ogni sentimento, affinchè gli altri potessero poi eventualmente decidere di aprirle , e trovare le cose giuste. Ma per fortuna non ci sono mai riuscita fino in fondo, perché le cose parlano di noi, ed è per questo che è impossibile fare ordine nei ricordi , perché non li puoi chiudere in un cassetto per sempre , senza sentire la nostalgia per altri tempi o altre persone cosi ho deciso che è giusto lasciarli liberi che scelgano loro il luogo che più gli appartiene.
E poi la musica che ti fa diventare gli occhi lucidi, e che ti emoziona ,
come le canzoni di battisti suonate e cantate in una piazza di un piccolo paese, o la voce di tuo padre che canta “ e E cu 'a scusa ch'è na sunnambula, chesta bambola, sai che fa? …
o la voce di tuo fratello che un lontano mese di marzo gira per Roma, con la sua laurea in tasca, cantanto : Poi se ne andò via nel modo che io sapevo già, passava un tassi, lo prese al volo…
E la vita era ancora tutta li da vivere e da prendere al volo e tu non c’eri ancora.
Ma per non diventare tristi ti regalo io un ricordo che hai dimenticato di scrivere nel post: eri l’unica bambina, da me conosciuta che a tre anni cantava “ oh! Oh! Cavallo oh! Oh! Cavallo il soldato che tutta la notte ballò vide tra la folla quella nera signora, vide che cercava lui e si spaventò.
ed ancora “alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole mentre il mondo sta girando senza fretta e che credeva che la mia cinquecento blu camminasse a canzoni, cosi ogni volta che salivi in macchina si doveva cantare a voce alta perché più forte si cantava più forte si camminava!!!
P.s. anche io ho un fratello, che poi sarebbe quello che crede che De Gregori ha scritto il pezzo proprio per lui, che mi suonava al piano, Come può uno scoglio arginare il mare anche se non voglio torno già a volare Le distese azzurre e le verdi terre Le discese ardite e le risalite
Io sono una di quelle persone che fa ordine dentro se stessa ordinando gli oggetti, le cose. Preferirei, a dire la verità, "far ordine dentro una frase" come fai tu "che in altro modo non lo sai fare" e ti viene sempre così bene.
RispondiEliminaMi pare che questo post, come qualcun altro, sia quasi un affare di famiglia così risulta bello leggere anche i commenti lasciati da chi ne fa parte.
Una delle tue canzoni preferite Creuza de Ma è anche una delle mie... una poesia... non l'ascoltavo da un pò è stato bello trovarla nel tuo post!
E' molto profondo quello che dici. Nemmeno io voglio andare in Paradiso se non si vede il mare......
RispondiEliminaCome hai ragione “sconosciuta ragazza” , quante serate a cercare di ordinare la musica
RispondiEliminadentro il mio computer, quante serate trascorse a cercare di dimenticare attraverso la
musica e quante emozioni. Sono rimasto veramente coinvolto da questo pezzo, cosi
sono andato avanti a leggere i commenti, belli quasi come il tuo post. Complimenti
a “fratello saggio” , ma soprattutto a “ Carmela ” per le cose scritte e per la sensibilità
dimostrata, mi chiedo : ma le vostre case sono piene di scatole?
Candy!!!!!! Ieri settimana scorsa ho trovato una cassetta (anzi coem dice mia mamma musicassetta) dei Ricchi e Poveri, ancora sigillata, appoggiata su un muretto davanti ad un negozio di "tombe"!
RispondiEliminaPresagio o situazione trash?
Io l'ho presa! Ora la vendo su ebay o la tengo come cimelio anni 80?
E brava, Silvietta! Avevano ragione i "moschettieri" venuti a Roma qualche mese fa. "Leggi quello che scrive e dài un parere spassionato". Ho promesso, ma non ho mantenuto subito. Ora, mentre fuori piove, tra una pausa e l'altra, mi ritrovo con un po' di materiale arretrato. Sei proprio tu? Tutto quello che scrivi ti nasce dal cuore e dalla testa? Non è possibile! Mi fai rabbia (perchè se sei cresciuta tanto, vuol dire che io sono invecchiato un bel po') e, nello stesso tempo, mi riempi di orgoglio. Per effetto dei "vasi comunicanti", trovo in te qualcosa di tuo padre e dei tuoi zii. Come dire che qualche goccia delle tue idee, tramite loro, appartiene anche a me.
RispondiEliminaComplimenti, piccola grande Silvia!
"Ti ho mai detto di fratel coniglietto che si credeva perfetto, perfetto"a tal punto da pretendere di mettere ordine anche lui e raccontarti una storia.
RispondiEliminaPsyche era figlia di un re, aveva due sorelle ed era di una bellezza sovrumana,talmente bella da incutere paura ad ogni pretendente.Il padre, su consiglio di un oracolo,l'abbandonò su un monte dove un mostro l'avrebbe rapita. Psyche si ritrovò in un palazzo dove la sera veniva a trovarla il consorte che non era mostruoso ma che non poteva farsi vedere e riconoscere.Le sorelle, invidiose,la convinsero a illuminare, con l'inganno, il viso dello sposo che così scomparve.Lo sposo era Cupido, figlio di Venere.Psyche perseguitata da Venere per la sua bellezza finì nel regno dei morti.Cupido,sempre più disperato, decise di raggiungerla e portarla con sè sull'Olimpo, dove chiese a Giove di sposarla.Il padre accondiscese e la fanciulla si riconciliò con Venere. "E ti ho mai detto che ora stanno insieme e che si vogliono persino bene e poi si contano le stelle sopra il letto"
Tristemente quando mi volto per far riaffiorare i miei ricordi una sensazione di nostalgica maliconia sorge dentro di me.
RispondiEliminaForse perchè l'ordine è ancora da ricercare, da costuire e le giuste posizioni per gli oggetti che fanno parte della mia vita non sono ancora state trovate.
Per voltarsi con serenità, si deve accettare il presente.
E come canta De Andrè in "Le Passanti"
"Ma se la vita smette di aiutarti è più difficile dimenticarti
di quelle felicità intraviste ..."
Se il momento è nero, tutto quel po di bianco che c'era nel passato diventa di mille colori.
E a volte vorrei tornare indietro e rivivire con maggiore passione quei momenti pieni di ingenuità e sincerità che quando si è piccoli,e non capisci il vero significato delle canzoni, ti riempiono di gioie ed emozioni scaturite semplicemente da eventi quotidiani banali ma pieni di significato, che crescendo perdono completamente valore.
Nonostante ciò, la vita è fatta per andare avanti...
"
Uomini
uomini del mio presente
non mi consola l'abitudine
a questa mia forzata solitudine
io non pretendo il mondo intero
vorrei soltanto un luogo un posto più sincero
dove magari un giorno molto presto
io finalmente possa dire questo è il mio posto
dove rinasca non so come e quando
il senso di uno sforzo collettivo per ritrovare il mondo."
G. Gaber - L'Appartenenza