lunedì 25 gennaio 2010

Utopia giace all’ombra di Albero Grande.


Catania 24 gennaio 2010

Dal balcone di casa mia si vede un pino. Un pino maestoso e dignitoso, con delle fronde verdi che sembrano mani protese verso il basso, nel tentativo di accarezzare il mondo, senza mai riuscirci, perché l’albero è troppo grande per noi che siamo al suolo.






“Papà quello è l’Albero Grande?”
“Si amore”
“Ma quanto è vecchio?”
“E’ tanto vecchio, così vecchio che quando io ero bambino era già grande così.”


Albero Grande è la mia casa.
Albero Grande gratta il cielo e porta giù un frammento di azzurro e del Dio a cui non credo.
Albero Grande ha immense fronde che possono fare da tetto e radici gonfie che diventano concave a tratti, e possono fare da culla.
Albero Grande è lì da chissà quanti anni, che io l’ho sempre visto Grande, e bambino non me lo so immaginare. Albero Grande, come dice Fratello Saggio, pare che ti dica: io me ne sto qua e non posso farci niente. 
E mi piace questa sua immobilità beffarda, mentre tutto cambia.
Me ne sto qua e sbrigatela tu con quello che ti succede intorno.
Sbrigatela tu e i tuoi quasi trent’anni di sogni.
“Che cosa ne hai fatto? Ne hai ancora? Tu mi guardavi che eri una bambina bionda e piena di boccoli e sognavi così tanto che i tuoi sogni mi penetravano dentro la corteccia e si sono incastrati tra i cerchi della mia vecchiaia, e adesso sono ferite, sono tagli. Tu sognavi, eri precoce, sveglia, vivace”.
“No Albero Grande io non sognavo. I sogni veri sono solo sogni ed hanno infinite potenzialità, le mie erano utopie che hanno un solo destino, quello di non averne uno. Ma tu cosa ne sai? Sei sempre lì immobile”.


Capita così che un giorno come mille altri guardi Albero Grande, un giorno come quello di quasi vent’anni fa quando di anni ne avevi dieci e lo guardavi con gli stessi occhi, solo un po’ più azzurri.
E lui ti ricorda che avevi dieci anni, dieci anni in cui pensavi di poter diventare tutto, che potevi essere quello che volevi, che c’era tempo per studiare, vivere, sperare, amare, cantare, cadere e sognare, che per avere una stella bastava arrampicarsi fino alla cima di lui ed afferrarla.
Che avevi dieci anni ed eri un bambino e non pensavi, affatto, che il suolo da cui Albero Grande era sbucato un giorno come tanti di un secolo fa fosse lo stesso che oggi non accoglie chi tu credevi fosse uguale a te.
Avevi dieci anni e l’amore era solo amore e le differenze tra omo e etero non le sapevi e non te ne fregava, perché l’amore è amore, quante storie!
Che i colori della pelle fossero solo colori, che anche l’arcobaleno ne ha tanti e mica ce n’è uno meglio di un altro.
Che Dio fosse uno solo, che tu lo chiami Dio e altri lo chiamano Buddha e altri ancora Allah, o come cavolo gli pare, ma che fosse solo un nome, come tu ti chiami Silvia e tua cugina si chiama Claudia e Lui si chiama Dio.
Che dovevi studiare, che poi trovi un lavoro che ti piace e fai i soldi e ti compri una casa col giardino e ci pianti un albero grande, che i tuoi figli hanno bisogno di una costante mentre tutto cambia e non va nella direzione dei sogni.
Che avevi dieci anni e un crocifisso a scuola era solo un crocifisso e non avresti certo protestato, come faresti ora, se in classe non ti avessero fornito allo stesso modo anche dei tappetini per pregare rivolto verso La Mecca, che a dieci anni La Mecca è un errore di ortografia che se togli la “M” e metti la “S” lo correggi, perché della secca hai studiato qualcosa sul sussidiario, nella sezione geografia.
Che avevi dieci anni e i trentenni erano “i grandi” e  che non ci potesse essere un tale che li chiama bamboccioni ed elemosina loro 500 euro per lasciare mamma e papà, che l’euro non sapevi ancora cosa fosse ma se te l’avessero chiesto se con un milione puoi pagarti la tua vita gli avresti riso in faccia, e ti sarebbe venuto pure bene visto che l’altezza tua e del tale è pressoché la stessa.
Che avevi dieci anni e pensavi che a lasciarsi morire di fame fossero solo i bambini dell’Africa che di cibo non ne avevano e tu dovevi mangiare tutto altrimenti era come se facessi loro un torto, e non lo potevi immaginare che a lasciarsi morire potessero essere anche due giovani uomini che si amano e che il cibo fosse un modo per gridare al mondo che ami, che esisti, e che tutti lo devono sapere che nell’amore non c’è niente di sbagliato.
Che puoi decidere di lasciarti morire di fame da omosessuale e lo Stato ti fa morire, magari, ma quel diritto di ucciderti te lo nega se sei in un letto d’ospedale e non ti puoi muovere, non parli e non sorridi e se sei diventato un albero grande e non volevi perché sei una persona e vuoi smettere di recitare, perché la parte non ti viene bene da vegetale e applausi non ne avrai, che non c’è talento nell’immobilità.

E Albero Grande sempre uguale a sé stesso ti ricorda che eri una bambina che sognava di qualcosa che non c’è e che ora sei un’adulta che vede qualcosa che non c’è, mentre osservi le sue fronde, in un pomeriggio di sole del 2010, uguale a quello del 1992, quando il significato del termine utopia non lo conoscevi e credevi che stessi solo sognando.
Ed era meglio sognare.
Che l’utopia, per definizione, non è niente di buono.
Che l’utopia è una distorsione.
La distorsione dei tuoi sogni di bambino.

 Silvia.

7 commenti:

  1. Albero Grande ha un crudele ma meraviglioso difetto: ti fa ricordare chi eri, cosa sognavi, a cosa pensavi, ti fa ricordare la vita così come la vedevi da bambino. Albero grande è come uno specchio: cattura quella immagine di te, e poi te la mostra quando sei grande anche tu. Solo che adesso i tuoi sogni ti sembrano utopie, le stelle sono lontane nel cielo e sai di non poterle afferrare, sai di dover vivere laggiù, in mezzo a coloro che vogliono uccidere i tuoi nonni per darti cinquecento euro e mandarti fuori di casa, in mezzo a coloro che ti lascerebbero morir di fame a casa tua, o in mezzo alle strade, ma che ti tengono inchiodato ad un letto quando tocchi il loro falso moralismo, ti tengono inchiodato perchè non hai diritto a vivere, e neanche a morire. Vorresti essere forte come Albero Grande, vorresti spazzar via dal mondo con le tue maestose fronde tutto ciò che di squallido esiste, perchè non esiste più poesia al mondo, no, la poesia è morta o è lontana, in mezzo alle stelle. Hai paura e vorresti tornar bambino, che i bambini non hanno paura perchè dentro di se possiedono l'eternità. Esatto, l'eternità. Sei un bambino e sai che Albero Grande è eterno, che sempre è stato e sempre sarà, e anche tu sei eterno, perchè hai di fronte a te una vita che sembra così lunga da non finire mai.
    I piccoli osservano i grandi con distacco, quel loro mondo non gli appartiene. Sanno che un giorno dovranno diventare grandi, ma quel giorno è ancora lontano, così lontano, che puoi fare tutto prima che arrivi. E poi ti ritrovi dieci, venti, trenta anni dopo ad osservare Albero Grande e capire che adesso sei grande anche tu, solo che non hai afferrato nessuna di quelle stelle. Prima guardavi Albero Grande e sognavi, adesso lo guardi e pensi a lui, ad Albero Grande, perchè quei sogni sono lontani ma lui è ancora lì. E tu ti chiedi "ma che ci fai ancora qui, tutto è cambiato e tu te ne stai lì, come se niente fosse?". Ma lui è immobile e non può farci nulla.

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  2. C'era un ragazzo che come te...25 gennaio 2010 alle ore 18:07

    Cera un bambino che come te , anzi no , c'erano dei bambini che come te guardavano Albero grande e sognavano,gioivano e speravano. C'erano altri bambini già incapaci di sognare ma che sapevano cosa fare da grandi, senza illusioni, realisticamente. Allora non sembravano bambini, che pena; adesso non sono degli uomini perchè i sogni che non hanno avuto cercano di rubarli agli altri bambini e a chi è ancora capace di sognare. Arroganti e incolti,doppia pena perchè chi non è capace di sognare non può gioire ,può solo rubare, ingannare. E l'inganno più grande è farci credere che è finito il tempo dei sogni. No figlia mia, a me , a te, a tuo fratello, a noi Albero grande ha insegnato qualcosa che ci porteremo sempre dentro. Ci ha insegnato la sensibilità, i sentimenti, la compassione. Roba di un secolo fa? Forse, Però ogni volta che riusciamo a realizzare un piccolo sogno o solo a non farcelo portare via Albero grande sorride perchè ha curato una sua ferita e dice a tutti: " Vedete,hanno distrutto il mio giardino,nelle mie aiuole hanno messo tavolini e automobili ma io resisto, e ci sarò anche quando i distruttori tristi di sogni non ci saranno più.Un bacio amore mio, fai un sorriso anche tu.

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  3. Albero Grande lo addobbi a Natale?
    Intanto ti leggo che non fa mai male...(la rima non era voluta)
    Ti vogliamo bene...io e il Portinaio

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  4. Aspettavo il tuo prossimo post, e mi aspettavo un ritorno a casa. E con casa intendo all'ironia. E invece mi ritrovo questa meraviglia. Inizio a preferirti così: profonda e nostalgica. I tuoi ultimi due post sono bellissimi, questo mischia i sogni di bambino e la disillusione dell'adulto. Un solo appunto: la disillusione crea un effetto potente in qualcosa che scrivi ma nella vita non credo bisogna arrendersi, ma per quello che ho capito di te, mi sembra che tu non voglia farlo.

    I miei complimenti più sinceri, per questa nuova faccia di Candy, che stiamo tutti imparando a conoscere e ad apprezzare.

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  5. Allora, nella casa, non c’era ancora un balcone e noi bambini guardavamo albero grande dalla finestra. Ma io ero talmente piccola che per vedere bene, dove iniziava albero grande, salivo su una sedia e curiosa chiedevo: “ Ma quanti anni ha l’ albero grande “ “ devi contare i giri dei rami, un giro un anno” rispondeva mio padre, cosi passavo interi pomeriggi a cercare di contare gli anni ( che secondo me bambina erano più di centoventi ) , decisi che albero grande era un vecchio saggio che aveva già visto tutto, che conosceva tutti i sogni e le utopie di noi umani.
    Vicino all’albero grande, c’era e c’è un albero più piccolo ed è stato bello sognare che anche gli alberi avessero un fratello più grande che li protegge e gli fa strada, perché l’albero più piccolo aveva bisogno di un suo abbraccio. Ed era all’albero piccolo che io affidavo i miei pensieri, ed i sogni di una vita e di una società in cui tutto stava cambiando in fretta, a lui che mi sembrava più curioso e meno distaccato , affinchè potesse raccontarli all’albero grande.
    Ma l’albero grande guardava solo il mare e il cielo
    Ogni tanto quando c’è vento, albero grande muove le fronde ed è allora che tutti i sogni cadono a terra , ma a guardare bene a volte un piccolo sogno riesce a saltare sulla piccola stella che ogni mattino viene a trovarlo .
    Dal mio balcone vedo ancora l’albero grande e so che non si è mai girato verso noi umani, ma noi dobbiamo pensare ancora che sia possibile arrampicarsi sulla sua cima per afferrare una stella e per cambiare in fretta la nostra vita, e la nostra società , perché non si può cambiare il mondo senza la forza di sognare.
    Albero grande guarda solo il mare e il cielo, ma io a volte provo ancora a contare i suoi anni e strizzo l’occhio all’albero piccolo .

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  6. Deve avere un'importanza particolare per tutti voi questo albero.
    Sembra quasi una questione di famiglia.

    E tu sei sempre più brava.
    Ma proprio sempre di più.

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