Il cibo dei single è proprio un altro cibo.
Meno male che le grandi marche si sono adeguate. Le grandi marche, infatti, godono della moderna e sempre più dilagante incapacità dell’essere umano di aggregarsi in una cosa strana e innaturale che si chiama famiglia.
L’hanno capito e hanno semplificato la vita dei single, così che questi sentano ancor meno il bisogno di creare un nido d’amore, che i nidi si sa, sono cose da uccelli, mica da esseri pseudo pensanti.
Così adesso vai al supermercato e compri monoporzioni di tutto. Monoporzioni di pasta, di riso, di carne, di biscotti, di passato di verdura, monoporzioni di progetti di vita insomma.
Te ne torni a casa rovesci tutto dentro il pentolino e in due minuti hai pronta la cena. Una brodaglia dal colore indefinito e dal sapore prestabilito. Una brodaglia senza personalità.
Tale brodaglia la metti dentro a un piatto ancora più anonimo. Un piatto di plastica, così non lo lavi. Bianco come il colore del nulla. Bianco, che sta bene con tutto e non sta bene con niente. Un colore non colore, insomma, per un cibo non cibo. Il che mi pare appropriato perché risponde a quella logica banale, minimizzante e (chiaramente) per questo condivisa dell’ “A ciascuno il suo”.
Sottrai al cibo il piacere della convivialità che reca con sé e gli avrai tolto anche quella sacralità che da sempre lo caratterizza come mezzo per infondere nutrimento, quindi vita; mezzo per donare attenzione, quindi amore. E così l’avrai trasformato in un oggetto, solo un oggetto, di quelli usa e getta poi! Che tristezza!
Gettalo nello stomaco, insomma, giusto per campare, sennò muori se non mangi.
Ma tra le novità che più mi esaltano ci sono le monoporzioni di cibo che cuociono da sole dentro il microonde in mezzo secondo. Così non devi nemmeno lavare il pentolino! Mezzo secondo che per apparecchiare la tavola non ti basta, e quindi che si fa? Non si apparecchia! Semplice.
Io, per esempio, ho trasformato il tavolo da pranzo nella mia scrivania, adesso è molto più utile... così carico com’è di libri, fogli, quaderni, post-it, computer, casse del computer, hard disk esterno ecc...
“Silvia resto a cena, che mangiamo?”
“Mah, non saprei... scegli pure, puoi mangiare “Il paradiso degli Orchi” di Pennac, oppure se vuoi puoi assaggiare “L’eleganza del riccio” ma l’ostentazione del sapere che fa l’autrice mi provoca un po’ di reflusso gastro-esofageo , è un po’ pesante da metabolizzare... colpa della fenomenologia francese!”
“Dai non scherzare, la letteratura non è commestibile!”
“Allora mangiati l’hard disk, io consigliavo i libri che la carta è biodegradabile, ma se il tuo stomaco digerisce pure il metallo per me puoi mangiare anche tutto il pc!”
Io sarò un caso disperato.
Lo sono, lo ammetto.
La pigrizia mi ovatta. Come la neve fa con i colori.
Così consumo pasti frugali e impersonali, mentre picchetto sulla tastiera o mentre con una mano tengo un libro e l’altra mano deve bastare per tenere forchetta e coltello che impegnare due mani per cacciare qualcosa nello stomaco mi pare proprio uno spreco di energie!
Energie che risparmio all’atto del mangiare ma che invece consumo fino allo sfinimento all’atto della scelta del cibo preconfezionato, monodose, monotono, monotutto che compro al supermercato.
Perché mentre tento di scegliere tra “Quattro salti in padella Findus” e “That’s Amore Findus” io mi perdo nella seguente sega mentale (e mi ci perdo tutte le volte, intendiamoci, è proprio un pensiero ossessivo!).
"That’s Amore" -mi dico- è un nome che hanno stampato su questa confezione per prendere in giro la gente. E tu agglomerato di verdurine congelate a cubetti non mi freghi! Una zuppetta verdina, arancione o giallina come fa ad essere accostata alla parola Amore? Se l’Amore fosse un cibo sarebbe qualcosa di molto complicato, scenografico, succulento, qualcosa che più cuoce e più è buona, ma che se cuoce troppo scuoce (perdonatemi il gioco di parole). Amore non può essere una zuppetta surgelata dal colore sbiadito!
That’s Depressione, non Amore! Datemi il Prozac allora, ne ho bisogno!
‘A Findus! Ti preferivo quando facevi il Capitano e credevo segretamente che i filetti di merluzzo fossero pezzi di Moby Dick e che prima o poi Greenpeace ti avrebbe catturato e dato in pasto a un’orca assassina, che anche nel regno dei cetacei c’è la mafia e le orche mafiose sono, non c’è dubbio!
Eh va bene, niente "That’s Amore" allora, non mi piace, ha un nome superbo e io amo l’umiltà.
Prendiamo “Quattro salti in padella”.
“Quattro salti in padella” ti ricorda che la padella, se sei single, è l’unica cosa su cui farai quattro salti. Il che è confortante... è confortante sapere che, ecco, eppur qualcosa salta!
“Quattro salti” mi piace, mi pare che nel nome sia racchiusa la veridicità di una condizione. E poi è dinamico, non altisonante, senza quella presunzione che hanno le verdure di “That’s Amore” di essere Amore.
“Quattro salti” è cibo che pretende solo di fare quattro salti in una padella, è cibo che non si ribella al suo destino, insomma! E’ pasta che vuol cucinare, melanzane che vogliono friggere, patate che vogliono cuocere... non sono verdure passate al setaccio che vogliono amare!
“Salve. Mi scusi, dove trovo Quattro salti in padella?”
“Sono finiti signorina. Può prendere That’s amore, banco frigo in fondo a sinistra.”
“Eh no mio caro! Non mi faccio prendere per i fondelli da una bustina di surgelati! Se quello fosse Amore allora lì dentro ci sarebbero grossi ortaggi e legumi da lavare con l’amuchina, tagliare con la precisone di un sarto e passare a setaccio con la lama del ninja e far poi far cuocere per 45 minuti mescolandoconcura! Thast’amore, non lo sa? Il resto è solo brodo!”
“Mia cara signorina, quello che so è che di matti è pieno il mondo”.
Bhè grazie mille capo-reparto-del-reparto-surgelati, mi serve proprio qualcuno qualificato come lei che mi ricordi che sì è matti se ci si mette a dissertare sui nomi dei surgelati.
E questa volta scommetto che il commento minaccioso che qualcuno voleva lasciarmi qualche post più indietro arriverà spietato:
“Te la pago io l’analisi!”
Si, ecco, grazie! Avevo dimenticato di dirvi che le monoporzioni sono care, quindi adesso mi serve anche qualcuno che l’analisi me la paghi sul serio, sono al verde per colpa di Capitan Findus.
Lo sapevo io che era un poco di buono!
Silvia.
MIA cara silvia e' proprio vero il detto che il calzolaio va in giro con le scarpe bucate!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaMi chiedo : ma con un padre psicologo, non ti e' mai balenata l'idea di entrare in analisi?????????? non avresti nemmeno il problema economico, perche e' tuo padre!!!!!!!!!!
ma non dai pace nemmeno alle verdurine??????????????? sono l'invenzione piu' bella e succulenta del creato, in modo particolare per una patita come me......!!! come farei senza le mie monoporzioni e senza i passati a cubetti quando rientro stremata dalla frenesia che la vita di oggi ci riserva????
significherebbe saltare i pasti....e da brava nutrizionista, quale sono, ti insegno che non si fa!!
Quindi lodiamo il creatore di queste brodaglie spettacolari e speriamo che presto inventino anche quelle già cotte, pronte da mangiare, cosi risparmio il gas per riscaldarle,che la vita è già abbastanza cara.........!!
No ti prego, niente analisi, poi non avresti più questa folle ironia che mi fa schiattare dalle risate!!!
RispondiEliminaCon questo post ti sei meritata un invito a cena, ufficiale!!!
Non puoi mangiare passato di verdura senza nemmeno apparecchiare, è troppo triste! Ti salvo io!
Ahaha mi sa che sono andato troppo oltre!
Alex
Molto carino il tuo blog, simpatici i tuoi post e ben scritti. Il ritorno di ulisse nell'anno 2009 è veramente bello.
RispondiEliminaComplimenti davvero, ho un nuovo blog da seguire!
Io sono fan di that's amore minestrone pronto in 15 minuti ai profumi di fogna di Bombay!
RispondiEliminaVolete mettere sbucciare verdure piene di pesticidi...
Mi piace mangiare e ancor più cucinare, e cucinare bene!
RispondiEliminaMi dicono d'esser pignolo e fissato ai limiti del patologico perchè non condisco l'insalata ma preparo la vinagrette, perchè apparecchio per mangiare la frisella (anche se poi lo faccio con le mani), perchè non uso i piatti di carta ecc.
Ho provato ad adattarmi a tutti quei mono ma non ci sono proprio riuscito. Certo uso qualche surgelato, da single sono pratici e consentono meno sprechi.
Eppure andare al mercato mi piace di più del freddo aggirarmi tra banchi frigo, obitori per vegetali e bastoncini di pesce.
Ma che ci vuole a farsela da se una zuppa di rientro a casa????
Ebbrava Candy, uniamoci, armati di forchetta e andiamo all'attacco delle zuppette finte!!
Serve una ricettina???
F
@ Tao: grazie per il commento e per la ricetta, se vuoi favorirmela! ... ma la mia curiosità scalpita, ci conosciamo?
RispondiEliminaIo sono così incapace in cucina che non riuscirei a cucinare neanche un piatto di "Quattro salti in padella". O forse sono talmente pigro che l'idea di uscire, andare al supermercato, tornare con un prodotto surgelato e cucinarlo già mi da alla nausea. Se dovessi vivere da solo probabilmente finirei per scroccare pasti a te o a chi di turno, oppure mangerei continuamente porcherie in qualche bar o pub economico. Meno male che Claudia cucina bene, mi sa che me la devo tenere stretta.
RispondiEliminaIl ragionamento sulle verdure e su "That's amore", comunque, è pura schizofrenia, te l'ho già detto. Non ti voglio veder finire in un manicomio sorella, curati, ti prego, chi mi commenta il blog se no? (a proposito, ti mancano due post da commentare, vedi di provvedere).
Bacio.
P.S. Noto che aumentano sempre più i tuoi lettori, brava brava. A voi che leggete, sappiate che i vostri commenti aumentano soltanto l'ego già smisurato dei fratelli pittera, quindi assumetevi la responsabilità di quello che state facendo.
Ahahahaha questo post è veramente divertente.
RispondiEliminaUn pò più folle degli altri, forse, ma bello per questo!
@Portinaio: dove lo compri il minestrone ai profumi di fogna di Bombay, deve essere buonissimo!!!
Macchè Analisi! Ma quale Schizofrenia! Silvia hai ragione su tutta la linea!!!!!! Da single le monoporzioni erano davvero monoprogetti di vita, con la differenza che io mi apparecchiavo la tavola con cura, quasi a celebrare la solitudine come scelta di amore per me stesso. E concordo pienamente con la lettura semantica del nome dei prodotti: le parole hanno un senso e ci parlano. Ma anch'io penso che "that's amore” ci dica solo cazzate...
RispondiEliminaSteve
Ciao S.,
RispondiEliminaPensavo che un po ti conoscevo..sapevo che mi mettevi sempre il buon umore pero ti ho veramente rivalutata...sei fantastica come scrittrice e mi fai ridere parlando anche di cose di cui non c'e molto da ridere..mi farebbe molto piacere rivederti per qualche cena sulle scalinate tra patatine e birre e qualche sigaretta..bacione grande grande
@ G:non so chi sei!!! Mandami una mail privata...silviapittera@hotmail.it
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